Il comunismo è e rimane l'unica prospettiva di superamento positivo della società capitalistica. Ma quest'ultima, malgrado le sue traversie, pare divenuta un orizzonte insuperabile, e le forze protese al suo abbattimento sono oggi ridotte alla clandestinità e alla dispersione, se non al disorientamento. L'epoca del movimento operaio tradizionale, delle transizioni socialiste e dei loro programmi si è da tempo conclusa. Il patrimonio delle lotte e delle correnti teoriche del passato richiede un riesame profondo per separare ciò che è vivo da ciò che è morto. Il rapporto intercorrente tra le lotte quotidiane del proletariato, i movimenti interclassisti di massa dell'ultimo decennio e la rottura rivoluzionaria possibile appare più enigmatico che mai. La teoria comunista richiede nuovi sviluppi, per essere restaurata nelle sue funzioni. La necessità di affrontare questi nodi ci interpella in prima persona, come dovrebbe interpellare tutti i sostenitori del «movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». I nostri mezzi sono a misura alle nostre forze: modesti. Impossibile in queste condizioni pretendere di essere i fautori unici e infallibili di una rifondazione teorica che arriverà a maturità solo in un futuro non prossimo. Ma è solo iniziando a camminare che si cominciano a tracciare strade percorribili.

lunedì 19 dicembre 2011

Il "rinnegato" Kautsky e il suo discepolo Lenin

Jean Barrot (1969)

   Le tre fonti del marxismo: l’opera storica di Marx presenta un interesse storico modesto. Kautsky è stato indiscutibilmente l’ideologo della II Internazionale e l’uomo più potente all’interno del suo partito, il partito socialdemocratico tedesco (SPD). Guardiano dell’“ortodossia”, veniva considerato, quasi universalmente, il maggiore conoscitore dell’opera di Marx ed Engels, e il loro interprete principale. Le posizioni di Kautsky rappresentano dunque una testimonianza di tutta un’epoca del movimento operaio, e meritano di essere conosciute, non foss'altro che per questo motivo. Questo opuscolo si incentra su una questione centrale per il movimento proletario: il rapporto tra la classe operaia e la teoria rivoluzionaria. La risposta che Kautsky dà a tale questione, rappresenta il fondamento teorico della pratica e dell’organizzazione di tutti i partiti che costituivano la II Internazionale, e quindi anche del partito socialdemocratico russo (inclusa la sua frazione bolscevica), membro “ortodosso” della II Internazionale fino al 1914, cioè fino al crollo di quest’ultima di fronte alla Prima guerra mondiale.

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